
Tra nebbia e foschia
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“Tra nebbia e foschia” è una canzone che racconta il momento più fragile di una relazione: quello in cui due persone si rendono conto che il silenzio, i non detti e la paura di mostrarsi vulnerabili stanno consumando lentamente il loro legame. Le immagini della laguna veneta – la bricola, la foschia, i rumori ovattati – diventano il paesaggio emotivo di chi non trova più un orientamento e si muove a tentoni dentro una relazione che non ha più punti fermi.
La nebbia non è minacciosa, è una condizione dell’anima: tutto è sospeso, tutto è confuso, e anche il tempo sembra rallentare. L’assenza di “bricole” indica la mancanza di riferimenti affettivi, il bisogno di un gesto chiaro, di una presenza che aiuti a attraversare questa zona indistinta.
Poi arriva il ritornello: “Ti confesso, meglio morire / anche la schiuma in fondo al mare si lascia scoprire.”
Qui l’immagine cambia profondamente significato. Non parla di resa, né di fine: è un rimprovero dolce ma inevitabile. È il riconoscimento che una relazione muore quando si smette di far emergere le proprie paure, le fragilità, i desideri. È un invito a non ribellarsi alla propria natura: perché anche ciò che è nascosto, profondo, sommerso – come la schiuma che risale dal fondo del mare – prima o poi emerge. E così dovrebbe accadere anche nelle coppie: i sentimenti non vanno trattenuti sotto, vanno portati alla luce.
Il ritornello diventa quindi una presa di posizione: lasciare finire un amore significa lasciare morire una parte di sé proprio perché non si è avuto il coraggio di far emergere ciò che contava, ciò che avrebbe potuto salvare quel legame.
La schiuma è la metafora perfetta: in natura niente resta davvero nascosto, e così dovrebbe essere anche tra due persone che si amano.